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Qual è un fiore tipico della Sardegna?

Emanuele Marchetti
Emanuele Marchetti
2025-08-18 05:07:54
Numero di risposte : 24
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La pianta eretta, bella e vistosa, alta fino 150 cm, è un’erbacea perenne. Rustica e resistente, la sua fioritura resiste da marzo a maggio, periodo in cui abbellisce ampi spazi e panorami della Sardegna. Corologia: Tipica del bacino del Mediterraneo, in Italia la specie è molto diffusa in Sardegna, Sicilia e Isole minori. Il fusto cilindrico è eretto e robusto, di colore verde e privo di foglie. Le foglie sono tutte basali , lunghe e strette e con sezione triangolare appiattita. Infiorescenza ramificata, piramidale, poggiante su un robusto scapo, con brattee da membranose a verde-pallido, e fiori numerosi bianchi pedicellati, con peduncolo di 5-7mm, 6 tepali bianchi con nervatura centrale bruno-rossiccia. Nome latino: Asphodelus microcarpus Nome sardo: Cadilloni, irbutu, iscraresia, prammutu (le foglie), iscrarlu (il gambo)
Rocco Gatti
Rocco Gatti
2025-08-09 14:46:05
Numero di risposte : 16
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Il caraganzu, noto scientificamente come Glebionis coronaria, è uno dei fiori più comuni e rappresentativi della Sardegna. Questa pianta erbacea annuale, appartenente alla famiglia delle Asteraceae, è facilmente riconoscibile per i suoi vivaci fiori gialli che adornano campi incolti, margini stradali e periferie urbane dell’isola. In Sardegna, la sua presenza è particolarmente abbondante, tanto da essere considerato il fiore più popolare dell’isola. Cresce spontaneamente in ambienti diversi, dai campi coltivati ai bordi delle strade, mostrando una notevole adattabilità. Nonostante il suo odore possa risultare sgradevole per alcuni, il caraganzu è apprezzato per la sua bellezza semplice e spontanea.
Giuseppe Palmieri
Giuseppe Palmieri
2025-08-09 11:39:55
Numero di risposte : 16
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Mentre camminando, scorgo almeno tre capanne di pastori, apparentemente semplici cataste di legna. Dopo due ore di discesa, arriviamo all’imboccatura del canyon. La guida ci spiega anche come affrontare la gola: i segni verdi aiutano nei passaggi più difficili, ma dopo il primo tratto si incontra il giallo, dove gli appigli devono essere trovati autonomamente. Infine, il punto rosso, il limite oltre cui solo i più esperti possono proseguire. La stagione è ormai finita, ma ieri, al centro accoglienza per trekker e free climber, una guida mi ha raccontato del luogo e delle specie endemiche che vivono solo qui: una trota, un tritone, ma soprattutto, un delicato fiore. L’Aquilegia di Gorropu non è solo un fiore raro: è un simbolo di resilienza, adattamento e fragilità. Quando sarete a metà del canyon, alzate gli occhi. Vedrete uno stillicidio di acqua che crea una lunga stalattite. Lì cresce l’Aquilegia di Gorropu, un fiore che esiste solo in cinquanta metri quadrati di questo habitat. È un paleofiore, il progenitore di altre specie. Una goccia mi colpisce il viso. Alzo gli occhi e lo vedo: il mio paleofiore. Piccole foglie tremule, petali delicati che sembrano mutare colore con la luce. È un fiore semplice, eppure porta con sé una storia straordinaria: una specie relitta, sopravvissuta a epoche che hanno cancellato altre piante simili. È lì, aggrappato alla roccia, in un equilibrio perfetto tra forza e fragilità. La prossima volta vi parlerò degli olivastri di Luras, un’altra eccezionale emergenza naturale. In precedenza abbiamo parlato dell’espeletia e dell’alerce.