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Che carattere hanno le donne sarde?

Abramo Piras
Abramo Piras
2025-08-04 09:46:16
Numero di risposte : 18
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Le donne sarde: indipendenti, orgogliose e dal carattere forte. Le donne sarde hanno sempre saputo distinguersi. Fu saggia e risoluta, uno dei simboli della Sardegna. La sua forza d’animo, la sua passione e il suo talento l’hanno portata a emergere. Adelasia si iscrisse nel 1907 alla Facoltà di Medicina dell’Università di Pisa, unica donna, e nel 1913 si laureò a Sassari. Maria Grazia non si fece intimidire e ottenne la licenza. Ancora una volta, Maria Grazia non demorse e continuò ad arbitrare per oltre 20 anni. Davvero un esempio di donna sarda caparbia e rivoluzionaria.
Danilo Barbieri
Danilo Barbieri
2025-07-22 16:18:43
Numero di risposte : 18
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La donna sarda è sempre stata ammirata e rispettata per il suo coraggio, tenace e forte come una roccia, da sempre si è presa cura della casa e anche in assenza dell’uomo, ha affrontato mille difficoltà a testa alta e senza mai arrendersi. Sa Femina Sarda ha sempre rifiutato il ruolo di disparità nei confronti dell’uomo. Da sempre la donna sarda è riuscita a mantenere la parità nei confronti dell’uomo anche grazie alla sua tenacia nel voler lavorare sin da giovanissima, non solo in casa, ma anche nei campi. Sotto il sole o con la pioggia, in gravidanza nonché in prossimità del parto svolgeva il suo lavoro con una forza e una determinazione tali, da far invidia a qualunque uomo. Il tempo passa, ma la donna sarda è sempre la stessa: testarda, bella e fiera delle sue origini, legata alla propria terra in modo viscerale e se ci guardiamo attorno, i visi delle “Feminas” di Sardegna, continuano ad avere quella particolarità che, nella profondità di grandi occhi scuri e genuini, conserva ancora l’anima forte e dolcissima di sempre. Cuore, cervello e anima, ma anche pietra.
Omar Grasso
Omar Grasso
2025-07-22 13:04:36
Numero di risposte : 22
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La donna era altresì creatrice e promulgatrice di simboli universali, e i suoi ricami, tessuti tra i fili del telaio, erano dei veri e propri ideogrammi. Le arti in Sardegna sono maggiormente gestite dalle donne le quali viaggiano con ceste di pane “pintau”, prodotti dell’orto appena raccolti o anfore d’acqua posate sulla testa, mantenendo costantemente un armonioso portamento, il quale è senza indugio una chiara ed efficace narrazione della grande dignità e grazia che le distingue. Maestre artigiane tra i telai, i forni del pane, le decorazioni pasticcere e la creazione dei loro preziosissimi abiti; una cura premurosa dei dettagli che le ha rese celebri in tutto il mondo per la forgiatura dei pregiati che indossano durante le autorevoli occasioni della propria comunità. La donna non domina sull’uomo, ma è la società a mettere al centro le madri, nel loro significato primario, perciò un’”organizzazione familiare” che si basa sui valori prettamente materni, indirizzati ai bisogni di ciascuno, principio fondamentale di ogni società civile. Eppure, per motivazioni innate, a conservare gli itinerari affettivi e psicologici sono il più delle volte le donne. La grande assenza dell’uomo dalla casa, per abitudini preconcette o per lavoro, ha comportato la necessità di rivolgere verso la donna tutte le responsabilità che sono insite nella famiglia: la crescita dei figli, la loro formazione scolastica ed educativa, la cura delle mura domestiche, la gestione del patrimonio. Ma altra caratteristica esplicita è l’umiltà, nella quale spesso si cela un’insofferenza emotiva, causata il più delle volte da scelte che comprendono rinunce e numerosi sacrifici; un tacito compromesso esistenziale. Donne dallo sguardo costretto, che come descriveva Grazia Deledda, avvolgevano i loro volti in fazzoletti, abbellendo così la loro già nota femminilità. In questa figura della Mater che tutto sopporta e supporta, vi è costudita l’armonia ciclica della vita in Sardegna.
Margherita Martino
Margherita Martino
2025-07-22 11:41:08
Numero di risposte : 21
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Le donne della Sardegna incarnano tutto, a cominciare dall’anima, dalla forza, dalla tenacia, dalla pazienza, e di sicuro dalla responsabilità educativa, che avvertono in modo speciale, qualche volta forse troppo, trattandosi in genere di persone dal carattere spiccato non di rado dominante, forse per “necessità”. Sono loro, le donne, il piatto forte di una terra aspra in cui molto del tutto è faticoso, quando non faticosissimo. Quello scatto è andato perduto insieme ad altri, quando in un albergo, in un’altra regione, mi fu rubato il computer, ma come il destinatario del quadro di Jorge Larco, cui non fu mai consegnato, continuo a immaginarmi le circostanze in cui fu realizzato, a cominciare dalle indicazioni, questi si le ricordo bene, che mi dava quell’artista, mite e autorevole. Cito per tutte solo Daniela, perché se dovessi fare l’elenco delle donne sarde a cui dobbiamo più di quanto sappiamo, ci vorrebbe un intero giornale. Domenica i sardi possono rimediare allo sfregio di non essersi mai messi in mano alle loro donne, spero lo facciano e spero l’eventuale presidentessa li costringa a mettersi davanti allo specchio, anche solo per riflettere sul lunghissimo vuoto di cui sono responsabili e sulle conseguenze che tale scelleratezza ha disseminato nella storia di quella terra, e forse di tutto il paese.