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Quali sono i piatti tipici della tradizione napoletana per la Pasqua?

Mario Conte
Mario Conte
2025-08-01 09:31:05
Numero di risposte : 18
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La fellata napoletana è un vero e proprio simbolo della tradizione pasquale, tradizione immancabile e prima portata del pranzo di Pasqua. Deve il suo nome particolare perché i salumi presenti sono presentati tagliati a “felle”, fette, disposte su un tagliere o su un grande piatto da portata, ed è conosciuto come "piatto benedetto" perché, prima di iniziare il pasto e rompere così il digiuno quaresimale, il membro più anziano della famiglia benedice i presenti e la tavola, con l'immancabile ramoscello di ulivo. Tra gli affettati presenti si trovano soppressata, pancetta e capocollo, accompagnati da formaggi come provolone del monaco e ricotta salata, da uova sode e, al posto del pane, il casatiello e il tortano. Non esiste fellata senza casatiello e tortano, i due rustici lievitati iconici della Pasqua napoletana. Sono simili ma non uguali, con il casatiello che si differenzia per le uova sode poste in superficie e ingabbiate da una croce di impasto e il tortano che, invece, le contiene tagliate a pezzetti e inglobate all’interno dell’impasto. La pizza chiena (“piena”) è un altro rustico tipico del periodo pasquale che di solito si prepara il Venerdì Santo per essere poi consumata a Pasqua ma anche a Pasquetta. Si chiama “chiena” per via del suo ricco ripieno a base di primosale, salame, ricotta, uova e pecorino grattugiato e, a differenza di casatiello e tortano, è un piatto da servire rigorosamente freddo. ‘O ruot o furno è il protagonista indiscusso del pranzo di Pasqua napoletano: è il capretto al forno, una ricetta tradizionale gustosa, profumata e saporita in cui la carne si accompagna immancabilmente con patate e piselli. Nonostante si parli di capretto (cucciolo di capra macellato non oltre i 2 mesi di vita) spesso la ricetta viene preparata con l’agnello,simbolo per eccellenza della Pasqua cristiana legato alla liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana e alla resurrezione di Gesù. La zuppa di cozze è una preparazione tipica dei pranzi o delle cene del Giovedì Santo. La tradizione di consumarla in questa specifica occasione risale alla famiglia reale dei Borbone, in particolare a Ferdinando I che, per ovviare al divieto di mangiare carne nel periodo quaresimale, ordinò ai monzù di trovare un escamotage a dir poco gustoso. Nell’immaginario comune la minestra maritata è un piatto natalizio, ma in realtà in Campania è tradizione prepararla anche in occasione del pranzo della domenica di Pasqua. Scarola, verza, cicoria e radicchio si "maritano" (si sposano) con cotenna, salsiccia e costine di maiale: un matrimonio di gusto e sapore per un piatto gustoso e avvolgente, nato dalla necessità di riciclare i tagli di maiale meno pregiati o di scarto. Ortaggio simbolo della primavera, il carciofo non manca anche sulle tavole pasquali napoletane: a Napoli si chiamano carcioffole arrustute e sono semplicemente i carciofi arrostiti, rigorosamente cotti sulla fornacella a carbone e mangiati con le mani, foglia dopo foglia. Uno scrigno fragrante di pasta frolla con un ripieno cremoso a base di ricotta e grano cotto arricchito con uova, zucchero, latte, fiori d'arancio e canditi: non ha bisogno di presentazioni la pastiera, un mito della pasticceria partenopea tipico della Pasqua napoletana. Servita a conclusione del pranzo domenicale, la pastiera è un vero e proprio rito, risultato di gesta sapienti e segreti gelosamente custoditi: ogni famiglia, come spesso accade, rivendica la propria ricetta, l'importante è che abbia rigorosamente sette strisce, un particolare ricco di storie, leggende e curiosità.