Qual è l'origine dei cantucci toscani?
Stefano Sala
2025-07-26 19:33:11
Numero di risposte
: 23
I cantucci compaiono già ai tempi dell’Antica Roma, con il cantellus, un pezzo di pane biscottato aromatizzato all’anice che, grazie alla doppia cottura, acquisiva la proprietà di conservarsi a lungo, divenendo nutrimento ideale per le truppe durante le campagne militari.
Nel corso dei secoli, il cantuccio diventava un cibo consueto per le famiglie contadine: con il boom dello zucchero del XIV secolo, i panettieri preparavano dei filoncini di pane dolce per i facoltosi clienti e le parti scartate, soprannominate cantucci, erano invece destinate alle famiglie contadine e popolane.
Grazie all’intuizione di Caterina de’ Medici, ghiotta intenditrice di gastronomia, la ricetta dei cantucci si arricchì delle mandorle pelate e furono conosciuti ben presto in tutta Europa.
Nella seconda metà del ‘800, un altro pratese, il pasticcere Antonio Mattei, riprese la ricetta dei cantucci e presentò la sua creazione all’esposizione universale di Parigi del 1867, riscuotendo notevole apprezzamento e riconoscimenti a livello italiano ed europeo.
Oggi, la ricetta originale è diffusa in tutta la Toscana e i cantucci sono il vanto di forni e biscottifici di tutto il territorio regionale.
Sara Palmieri
2025-07-25 01:59:05
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: 22
I cantucci, detti anche biscotti di Prato o biscotti etruschi, sono uno dei maggiori vanti dolciari della cucina toscana. Le prime attestazioni dell’esistenza dei cantucci si hanno nel XVII secolo quando nel 1691 il dizionario dell’Accademia della Crusca ne diede la seguente definizione: “biscotto a fette, di fior di farina, con zucchero e chiara d’uovo”.
I cantucci più famosi del tempo venivano prodotti a Pisa, come testimoniato dal naturalista Francesco Redi che ne fa riferimento nel suo “Libro di Ricordi”.
La prima ricetta documentata di questo dolce è un manoscritto, conservato nell’archivio di Stato di Prato, di Amadio Baldanzi, un erudito pratese del XVIII secolo.
Le mandorle entrarono a far parte della ricetta dei cantucci, in un secondo momento, a partire dall’Ottocento.
In quello stesso periodo Antonio Mattei, pasticciere di Prato, ne mise a punto una ricetta divenuta poi classica, con la quale ricevette numerosi premi a fiere campionarie in Italia e all’estero, tra cui una menzione speciale all’esposizione universale di Parigi del 1867.
La bottega di “Mattonella” esiste ancora oggi a Prato ed è considerata la depositaria della tradizione dei cantucci.
La tradizione culinaria Toscana si è diffusa un po’ in tutta Italia, subendo delle piccole tipizzazioni regionali nel nome e nella composizione.
Nel Lazio e in Umbria i cantucci vengono chiamati “tozzetti”, in Basilicata “stozze”, e in Sicilia, nelle zone di Marsala, tagliancozzi.
Anche i nostri cantucci, pur basandosi sulla grande tradizione toscana, risultano, per l’utilizzo di certi ingredienti, “sicilianizzati”.
Antonino Martino
2025-07-19 11:09:18
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: 17
Nell’800 per Cantucci si intendeva “cantucci all’anice”, una ricetta molto semplice: pasta di pane aromatizzata con semi di anice e un poco di zucchero.
In tanti panifici pratesi si sfornavano giornalmente ed era uso, mangiarli inzuppandoli nel vino rosso o nel latte.
Al forno di Antonio Mattei l’impasto viene diviso in tanti piccoli pezzi che vengono allungati e oliati, adagiati in una teglia ben stretti fra loro, dopo di che vengono fatti lievitare e poi infornati, assumendo l’aspetto di grandi pagnotte;
una volta cotte le fette vengono staccate a mano e tostate.
È da qui che a nostro parere è cominciato il “fraintendimento” o la confusione nel riferirsi ai Biscotti di Prato alle mandorle con il nome di Cantucci.
Il nonno Ernesto ci teneva moltissimo.
Proprio sull’uso della denominazione “Biscotti ad uso Prato” in una lettera del 1938 Ernesto Pandolfini scrive al commendatore Chimirri a proposito della tutela del marchio e della qualità dei prodotti.
Ora lo sapete, i biscotti alle mandorle che fino ad ieri chiamavate Cantucci, si chiamano Biscotti di Prato e sono nati nel nostro Biscottificio in via Ricasoli 20 a Prato.
Quando venite nella nostra città, per favore, non chiamateli Cantucci, chiamateli Biscotti di Prato.
Radio Damico
2025-07-05 13:59:19
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: 12
Le origini del biscotto toscano andrebbero ricercate nel cantellus – in latino “pezzo o fetta di pane” –, una galletta che veniva consumata dai soldati romani durante le campagne militari.
Si tratta, quindi, di una ricetta antichissima, che assunse la connotazione dolce a partire dal XIV secolo, quando in Toscana, in seguito alla diffusione della coltivazione della canna da zucchero in Europa Meridionale, si verificò il cosiddetto “boom dello zucchero”.
Dalla seconda metà del Cinquecento i dolcetti impastati con farina, miele e mandorle divennero un dolce ‘nobile’, apprezzato alla corte medicea e in particolare da Caterina de’ Medici.
Il termine “Cantuccio”, però, comparve ufficialmente soltanto nel 1691, grazie all’Accademia della Crusca che lo inserì nel suo Vocabolario, definendolo “Biscotto a fette, di fior di farina, con zucchero e chiara d’uovo”.
Ivonne Amato
2025-07-05 13:27:47
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: 22
L’origine dei cantucci risale almeno al XVI secolo.
Il suo nome deriva da “cantellus”, ovvero “pezzo o fetta di pane”, che veniva ricotto per farlo durare più a lungo, altro non era che una galletta salata consumata già dai soldati romani durante le campagne militari.
Secondo altri, invece, il nome deriverebbe dalla parola da “canto”, angolo, piccola parte, sempre riferito al pezzo di pane.
A partire dalla seconda metà del ‘500, troviamo questi biscotti alla corte dei Medici, anche se pare non contenessero ancora le mandorle.
È del 1691 la prima ufficiale definizione di “cantuccio” a opera dell’Accademia della Crusca: “biscotto a fette, di fior di farina, con zucchero e chiara d’uovo”.
La prima ricetta vera e propria risale alla seconda metà del Settecento ed è opera di Amadio Baldanzi, presbitero e medico, e il manoscritto che la contiene è conservato all’Archivio di Stato di Prato.
Ma a determinare la storia e la fortuna dei cantucci è il pasticcere pratese Antonio Mattei.
Nato nel 1820 a Prato, divenne fornaio e pasticcere e nel 1858 fondò la ditta “Antonio Mattei biscottificio”.
Il 29 settembre dello stesso anno iniziò la produzione di biscotti e cantucci.
Fu lui a legare indissolubilmente il nome di Prato a questi biscotti e a fregiarsi del titolo di “Fabbricante di cantucci”, come recitava l’insegna del suo laboratorio aperto nel 1858.
Nestore Ferraro
2025-07-05 12:19:12
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: 21
Le origini del biscotto vanno ricercate nel cantellus, che in latino significa pezzo di pane o fetta di pane, che veniva consumata dai soldati romani durante le campagne militari. Una ricetta questa che assunse una connotazione dolce a partire dal XIV secolo quando in Europa e di conseguenza anche in Toscana, si diffuse la presenza della canna da zucchero. Si dice che i cantuccini, sono dei biscotti che affondano le proprie radici nella tradizione popolare, che vedeva le famiglie del tempo mangiare, per non sprecare niente, anche la parte finale del pane dolce, che i panettieri preparavano per le persone più benestanti, gli scarti di questa preparazione, di solito, venivano regalati alle famiglie più povere. Questa parte appunto prendeva il nome di cantuccio. Nella seconda metà del XIX secolo, il pasticcere Antonio Mattei recuperò la ricetta dei biscotti di Prato simili ai cantuccini, divennero così importanti e famosi da finire anche all’esposizione universale di Parigi del 1897, finendo per passare alla storia come i cantucci della città di Prato.
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