Perché la pastiera si fa a Pasqua?
Felice Messina
2025-07-25 15:36:10
Numero di risposte
: 24
La pastiera napoletana è l'inconfondibile e profumatissimo dolce della pasticceria napoletana.
Questa delizia è tipica delle feste di Pasqua e rientra tra le eccellenze gastronomiche del nostro paese cui viene riconosciuto lo status di prodotto agroalimentare tradizionale.
L'uovo contenuto nella Pastiera Napoletana rappresenta la rinascita, celebrata poi come sappiamo nella tradizione cristiana.
Ciò che è noto è che la ricetta originale risale in realtà al XVI secolo.
Furono le monache di clausura del convento di San Gregorio Armeno a Napoli a creare la prima pastiera napoletana, mescolando gli ingredienti simbolo della resurrezione e i fiori d'arancio del giardino del convento.
Il dolce viene preparato durante la settimana santa nelle case partenopee, ma sta ormai prendendo piede nelle migliori pasticcerie anche durante il resto dell'anno.
Piero Negri
2025-07-22 19:27:42
Numero di risposte
: 23
La pastiera, ‘a pasta de ajere, la pasta del giorno prima, ha probabili origini greche.
L’origine ufficiale del dolce viene, però, “collocata” tra le mura del convento di San Gregorio Armeno, dove le suore usavano prepararla con perizia e devozione e secondo ricetta e segreti spintisi con successo fino ai giorni d’oggi.
C’è un dettaglio sul quale, però, poco ci si è soffermati, concernente il perché della preparazione della pastiera anche a Natale oltre che per la Pasqua di cui rappresenta il dolce più tipico.
Forse la risposta più azzeccata sta, però, in un popolare aneddoto napoletano secondo cui al figlio che le chiede “perché fai la pastiera a Natale se è un dolce di Pasqua?”, la mamma risponde “e chi ‘o sap’ si a verimmo” chissà se la vediamo la Pasqua.
Ebbene la pastiera la si prepara (anche) a Natale non essendo certi di potere arrivare a “vedere” la successiva festività della Pasqua!
Non si tratta di cattivo augurio bensì di manifestazione del sentire tradizionale napoletano, molto epicureo, più incentrato sul vivere l’oggi che sul prevedere e aspettare il domani.
In fondo è anche un modo scaramantico d’affrontare l’esistenza, per esorcizzare il futuro dubbio ed augurarsi d’arrivare con la stessa abbondanza natalizia al giorno della Pasqua, godendo degli stessi prelibati piaceri.
Perché chissà se lo potremo ancora vedere …
Trevis Bellini
2025-07-14 14:08:35
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: 31
Perché la pastiera napoletana - o, ancora meglio, pizza di grano come la chiamiamo noi - è un dolce un po' magico, che ha una propria sacralità e liturgia.
Un dolce collettivo.
In Campania si prepara in casa e solo per Pasqua, con intere famiglie che si riuniscono nella stessa cucina e intorno allo stesso tavolo allestito come un altare.
Si comincia il Mercoledì Santo, con la cottura del grano a cura di nonne, figlie e mamme che si danno il cambio per mescolare.
Sono gli ingredienti che simboleggiano la primavera, la fertilità, l'abbondanza, la ricchezza e la dolcezza.
La pastiera non si prepara per sé, ma per gli altri: per gli amici, per la famiglia, per i vicini.
Un po' per augurarsi reciprocamente e religiosamente (per chi crede) prosperità, ma anche per capire chi ha preparato la pastiera più buona dell'anno.
Kai Fiore
2025-07-04 07:34:53
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: 19
La ricchezza degli ingredienti e la complessità dei gusti sembrano richiamare la cucina di corte.
Ma l'incredibile affonda le sue radici nel mito.
E dobbiamo fare un salto indietro fino all'epoca romana o forse addirittura greca.
Quando, secondo la leggenda, la sirena Partenope aveva scelto come dimora il Golfo di Napoli, da dove si spandeva la sua voce melodiosa e dolcissima.
Per ringraziarla si celebrava un misterioso culto, durante il quale la popolazione portava alla sirena sette doni: la farina, simbolo di ricchezza; la ricotta, simbolo di abbondanza; le uova, che richiamano la fertilità; il grano cotto nel latte, a simboleggiare la fusione di regno animale e vegetale; i fiori d'arancio, profumo della terra campana; le spezie, omaggio di tutti i popoli; e lo zucchero, per celebrare la dolcezza del canto della sirena.
Partenope gradì i doni, ma li mescolò creando questo dolce unico.
Solo una leggenda, certo.
Ma è sicuro che, per celebrare il ritorno della primavera, le sacerdotesse di Cerere portassero in processione l'uovo, simbolo della vita nascente poi diventato “rinascita” e Resurrezione con il cristianesimo.
Il grano o il farro, misto alla morbida crema di ricotta, potrebbe derivare invece dal pane di farro delle nozze romane, dette per questo “confarreatio”.
Secondo la tradizione la pastiera va preparata il Giovedì Santo e consumata a Pasqua, per dar modo a tutti i sapori di amalgamarsi.
Corrado Coppola
2025-07-04 07:09:06
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: 22
La leggenda infatti narra che la sirena Partenope, affascinata dal Golfo di Napoli, l’aveva adottata come sua dimora e da qui cantava a tutti i passanti con la sua dolcissima voce. Il popolo della Napoli dell’epoca pagana per ringraziarla era sovente portare dei doni, nella misura di sette come le meraviglie del mondo, ognuno dei quali aveva un preciso significato. Il gradimento di Partenope fu immenso ma nel raccoglierli fece poca attenzione mescolandoli tutti e dando quindi vita inconsapevolmente alla prima pastiera mai prodotta. Da questo momento la pastiera entrò nella tradizione cristiana ed ancora oggi uno dei simboli con cui festeggiare la Pasqua. La preparazione della pastiera, vuole in questo caso la tradizione, deve avvenire il Giovedì Santo poiché ad essere laboriosa e lunga, necessita di un periodo di riposo che può arrivare anche ad una decina di giorni purché lasciata a temperatura ambiente e non in frigorifero. Qualunque sia la sua nascita, oggi siamo in grado di mangiare un dolce per eccellenza che è stato oramai sdoganato dalla sola Pasqua arrivando ad essere un dolce consumato sempre, specie in primavera.
Ercole Palmieri
2025-07-04 07:03:35
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: 14
La pastiera si fa a Pasqua perché secondo mia mamma si fa il giovedì, quando il grano sta a terra. Impossibile anticipare o posticipare. Il giorno seguente, il venerdì, è assolutamente vietato assaggiare la pastiera. La pastiera a casa Lenza non si mangia neanche il sabato a colazione. Sarebbe peccato: “Gesù è ancora sofferente sulla croce”. L’ok al consumo della pizza di grano scatta dopo mezzogiorno, subito dopo che si “scioglie la gloria”. Il tutto deve essere terminato per l’ora in cui iniziano le celebrazioni eucaristiche della giornata, in particolare per andare ad onorare “i sepolcri”.
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