Che origine ha la pizza fritta?
Akira Rizzo
2025-10-06 22:30:51
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: 19
La pizza fritta come espressione della napoletanità, nasce come risposta del popolo napoletano al dopoguerra.
Infatti, nel primo dopoguerra mangiare la pizza era diventato quasi un lusso sia per gli ingredienti sia perchè molti dei forni erano stati abbattuti durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Fu in questo clima che l'arte dell'arrangiarsi napoletana creò uno dei suoi capolavori.
La pizza fritta nasce dallo stesso impasto della pizza, ma anziché essere cotto a legna, viene bagnato nell'olio rovente che lo rigonfia, dando anche l'illusione di un pranzo più abbondante.
La puoi mangiare per strada o a tavola, a mezzaluna o straripante dal piatto, ripiena salata ma anche dolce, la pizza fritta è da provare in ogni sua variante.
La pizza fritta nella sua forma naturale presenta, oltre alla doratura dell'impasto fritto, un ripieno di ricotta e provola, che spesso viene accompagnato da diversi tipi di salumi.
Luigi Cattaneo
2025-09-26 01:00:19
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: 28
La regina di Napoli è la pizza: in qualsiasi versione la assaggerete, compresa nella pizza fritta, saprete di avere tra i denti un pezzo di storia culinaria italiana che ritrae uno spaccato sul tempo in cui è stata inventata e sulla società che c’era a quel tempo.
Facendo un salto nel passato, ci troviamo nel Cinquecento, quando il poeta Giovanni Battista del Tufo elogiava delle croccanti palline di pasta lievitata che venivano fritte e poi cosparse di miele.
Come ogni altro piatto italiano, anche la storia della pizza fritta napoletana ha origini antiche, che dimostrano ancora una volta la creatività dei cittadini partenopei.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando gli ingredienti per pizza margherita scarseggiavano e i forni a legna erano spenti o erano stati distrutti dai bombardamenti, si decise semplicemente di immergere l’impasto nell’olio bollente in modo che friggesse fino a una perfetta doratura.
Non tutti sanno, però, che uno dei nomi con cui la pizza fritta era conosciuta è “a ogge a otto”: il motivo ce lo spiega la talentuosa Sophia Loren nel film “L’oro di Napoli” (diretto da Vittorio De Sica nel 1954).
Ben presto la preparazione e la frittura della pizza fritta divenne appannaggio delle sole donne che, mentre i mariti si affaccendavano per realizzare pizze classiche, usavano parti dell’impasto per friggerli e venderli nell’immediato.
Dunque, sappiamo che la storia della pizza fritta risale al Dopoguerra e che inizialmente non aveva farciture o condimenti precisi, oggi però è diverso.
Diamante De Angelis
2025-09-17 18:04:52
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: 25
La pizza fritta ha un’origine povera. Si dice che sia nata intorno agli anni della Seconda guerra mondiale, quando persino la pizza al forno a legna era diventata un lusso che pochi potevano permettersi. Si dice che l’antenato della pizza fritta siano le “zeppolelle”, pizze fritte croccanti e condite con miele, nominate dal celebre poeta Giovanni Battista del Tufo già nel Cinquecento. La pizza fritta nasce nel sud Italia ma è ormai diffusa in tutto il Bel Paese.
Rita Marchetti
2025-09-13 23:50:02
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: 16
Le sue origini, infatti, sono una perfetta istantanea della creatività partenopea di quel periodo, quando la mancanza di forni a legna andati distrutti durante i bombardamenti portò a ingegnarsi per trovare nuove soluzioni di cottura. La ricerca di alternative spinse a stendere l’impasto con una nuova forma a mezzaluna, ideale da cuocere nell’olio bollente. Il risultato? Una pizza fritta, gonfia e sfiziosa, perfetta addirittura per dare una sensazione di maggiore sazietà a generazioni di persone che si rialzavano dai tempi difficili della guerra. In poco tempo la pietanza divenne una creazione tradizionalmente riconducibile all’universo domestico femminile, spesso preparata e venduta appena fuori dall’uscio di casa. Come è nata la pizza fritta? Morbido scrigno di condimenti racchiusi in una pasta croccante: la ricetta della pizza fritta nasce e vive dentro la vivace cultura popolare napoletana, gustosa prelibatezza e ambasciatrice del patrimonio enogastronomico della regione a partire dal secondo dopoguerra e fino ai giorni nostri.
Vittorio Carbone
2025-09-04 22:30:20
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: 13
La pizza fritta è un prodotto alimentare tipico delle regioni centro-meridionali e in particolare di Campania e Lazio.
Alla fine della seconda guerra mondiale la città di Napoli era priva di tutto, anche la pizza napoletana era diventata quasi un lusso.
Fu così che il napoletano inventò la "pizza fritta", definita anche "pizza del popolo" perché venduta per le strade dalle donne, per arrotondare l'economia familiare del dopoguerra.
Di solito durante la frittura le pizze fritte si gonfiano, per cui presentano una parte interna vuota, che è ideale riempire con del companatico.
Nella cucina napletana, con lo stesso nome si indica il calzone fritto, che differisce dalle pizze fritte laziali perché queste ultime non hanno ripieno.
Della pizza napoletana fritta e del periodo del suo massimo fulgore è rimasta una testimonianza illustre nell'episodio del film L'oro di Napoli.
Sonia De Angelis
2025-08-31 16:39:13
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: 17
Seppur diffusa anche nel Lazio meridionale e in alcune zone di Puglia e Toscana, l'origine napoletana della pizza fritta non è in discussione.
Alla fine della seconda Guerra mondiale la tradizionale pizza rotonda a Napoli era diventata quasi un lusso: mancavano gli ingredienti per condirla e soprattutto i forni a legna, molti dei quali andati distrutti nei combattimenti per liberare la città.
Così si pensò di friggere nell'olio bollente l'impasto, che si gonfiava e dava la sensazione di maggiore sazietà.
A ben guardare negli archivi storici della gastronomia napoletana, si trova però un nobile parente della pizza fritta.
Già nel Cinquecento il poeta Giovanni Battista del Tufo parlava delle zeppolelle, croccanti delizie di pasta lievitata che uscivano dalla friggitoria cosparse di miele.
Il passo alla versione salata fu breve: baccalà, pesce azzurro e alici furono i primi companatici, come riporta il duca Ippolito Cavalcanti nel suo trattato Cucina teorico-pratica del 1837.
Zelida Carbone
2025-08-25 21:25:58
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: 19
La pizza fritta è, più che ogni altro piatto, un simbolo autentico della creatività napoletana.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando sugo e ingredienti per preparare la pizza Margherita rotonda scarseggiavano e i forni a legna erano spenti o erano stati distrutti, in città si friggevano gli impasti della pizza che così si gonfiavano e saziavano di più.
Dopo la recessione a questo impasto fritto vennero aggiunti sia dei condimenti sulla superficie oppure dei ripieni sempre più ricchi e soprattutto preparati con quello che c’era in casa.
L’espressione nasce nel dopoguerra quando i pizzaiuoli preparavano l’impasto per la pizza fritta nei giorni di festa, le donne di casa provvedevano poi a friggerle nelle padelle e a venderle fuori dai bassi, le classiche case fronte strada del centro storico della città.
Ricordi Sophia Loren nel film di Vittorio De Sica L’oro di Napoli.
Vendeva pizza fritta fuori al suo basso e gridava “Mangi oggi e paghi tra otto giorni”.
Ecco “a ogge a otto” significa che prendi la pizza a credito e la paghi dopo 8 giorni.
Piccarda D'angelo
2025-08-11 22:13:17
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: 19
L’origine della pizza fritta risale al secondo dopoguerra. Napoli era stata distrutta dai bombardamenti e il cibo, così come il lavoro, scarseggiavano. La pizza margherita era diventata quasi un lusso in quanto mancavano gli ingredienti per prepararla e i forni a legna erano stati distrutti durante guerra. I napoletani non si persero però d’animo e ancora una volta, diedero il via alla loro creatività. Si pensò a una formula più semplice della pizza, da friggere nell’olio e da vendere al popolo. Nacque così la pizza fritta. Le pizze venivano preparate dai pizzaioli e dalle loro mogli durante il loro giorno di riposo e venivano vendute direttamente fuori l’uscio di casa. Un primo riferimento a una pietanza simile alla pizza fritta si trova in un testo del poeta cinquecentesco Giovanni Battista del Tufo, che tesseva le lodi delle “zeppolelle”, pasta lievitata e fritta e poi cosparsa di miele. La versione dolce lasciò successivamente il posto a quella salata: baccalà e alici venivano usati per il ripieno, proprio come testimoniato da Ippolito Cavalcanti nel suo trattato “Cucina teorico-pratica”.
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