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Chi è nato prima, il supplì o l'arancino?

Morgana Palmieri
Morgana Palmieri
2025-07-31 09:25:30
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Le origini del supplì risalgono alla dominazione araba nel Regno di Sicilia, tra il IX e l’XI secolo, quando gli Arabi introdussero per la prima volta il riso nel nostro paese. Gli Arabi erano soliti appallottolare il riso nella mano, insaporito con zafferano, e condirlo con carne di agnello. Secoli dopo, le tradizioni culinarie del Regno di Sicilia, dove già da tempo venivano preparate gustose crocchette di riso, chiamate arancini o arancine, furono introdotte dai Borbone nel Regno di Napoli, dove queste polpette fritte venivano chiamate palle di riso e fritte agli angoli delle strade. La storia del supplì come lo conosciamo oggi inizia ai primi dell’800, con l’arrivo a Roma delle truppe di Napoleone. Il termine supplì probabilmente deriva dall’italianizzazione del francese surprise. Il supplì, o meglio la soplis, apparve per la prima volta in un menù della trattoria della Lepre a Via dei Condotti, nel 1874. Tra i primi ricettari in cui appare il supplì, o meglio il supplis, troviamo La cucina di famiglia di Adolfo Giaquinto risalente al 1901 e rieditato nel 1917. Dobbiamo aspettare la pubblicazione de La cucina romana di Ada Boni, nel 1929, per trovare una ricetta più simile a quella che conosciamo oggi. Per arrivare al supplì come lo conosciamo oggi dobbiamo aspettare il secondo dopoguerra.
Felicia Messina
Felicia Messina
2025-07-31 07:35:20
Numero di risposte : 11
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Si pensa, infatti, che le palle di riso siano una preparazione nata nella seconda metà del XIX secolo prima come un dolce a base di riso e solo dopo come una specialità salata. Il Dizionario siciliano-italiano di Giuseppe Biundi, il primo a registrare la forma dialettale arancinu, li definiva originariamente una vivanda dolce di riso fatta alla forma della melarancia. Quindi una pietanza dolce, non salata. I passaggi dolce/salato non sono così infrequenti nelle varie fasi della gastronomia. Il Nuovo vocabolario siciliano-italiano del Traina del 1868, rimandava la voce arancinu a quella di crucchè, ovvero specie di polpettine gentili fatte o di riso o di patate o altro.