“Ricordo mia madre,quando ero bambina.Tirava fuori dalla madia vari sacchetti di farina-li aveva cuciti lei stessa con una stoffa resistente a quadrettini rossi-e assaggiava le farina per verificarne non il gusto ma la consistenza,e scegliere cosi’ la più adatta per preparare la pastella in cui avrebbe immerso gli anelli di cipolla e i fiori di cavolfiore prima di friggerli nell’olio caldo;cercava l’angolo più fresco della stanza per riporvi il mazzo di basilico immerso in poca acqua- il contatto con le foglie “le brucia” diceva-non diversamente da come,migliaia di anni prima,la donna neolitica lo aveva nascosto in un umido anfratto della caverna.mamma sosteneva che mia sorella Chiara e io dovevamo conoscere la cucina e il riposto, e saper fare tutti i lavori che si fanno in una casa: soltanto allora avremmo acquisito la capacità e l’autorevolezza per mandarla avanti. Spiegava come conservare i legumi in grandi sacchi-le minestre ci avrebbero nutrito tutto l’inverno,e come e dove appendere i festoni delle di salsicce tra gli scaffali;ci insegnava a scegliere i posti ben ventilati per stagionare i rozzi salami preparati in campagna, a controllare i grappoli di zibibbo appesi ai ganci per trasformarli in uva passa, a ritardare la maturazione di mele e cotogne e avvolgendole nella carta di giornale e al contrario ad affrettare quella della frutta da consumare subito disponendola all’aria e al sole, su reti di metallo…E mentre spiegava, mamma raccontava delle pietanze preferite dei parenti, “A nonna Maria le minestre piacevano bollenti” diceva,e schiudeva il pugno pieno di fagioli facendoli precipitare di nuovo,a cascata,nel sacco;poi immergeva le mani nel sacchetto di lenticchie piccole e scure ” Zio Peppinello andava pazzo per le lenticchie di Pantelleria” e arriminava fave secche, “Papà da bambino,quando era malato,si era fissato con il macco,che gli piaceva assai, e sua madre glielo propinò per una settimana intera,pranzo e cena. da allora papà non ne volle più sentire”.
Mamma ci rendeva consapevoli del potere muliebre che noi donne avremo esercitato in famiglia e sui mariti: da noi dipendevano il loro benessere e il piacere della tavola.
7 Comments
renata
25 Maggio 2012 at 16:42Oh mia cara Giovanna eh si!!!! dalla lettura di questa introduzione anch'io ho riconosciuto le donne della mia famiglia…deve essere davvero incantevole il libro ….così come le tue polpette…Ma sai che le sarde le cucino poco rispetto alle alici…devo assolutamente rifarmi!!!!!!Un bacione
Olga
25 Maggio 2012 at 17:28Ma lo sai che oggi mi stavo per comprare proprio questo libro..ma avevo lasciato stare, dopo aver visto la ricetta, corro subito in libreria!!! un bacione
Simona Mastantuono
26 Maggio 2012 at 3:14le adoro le polpettine fatte così..
Mila
26 Maggio 2012 at 11:41Mmm i love polpettine in tutte le varianti ehehe!
sississima
26 Maggio 2012 at 12:28che meraviglia, segno subito questa ricetta per provarle, un abbraccio SILVIA
sississima
28 Maggio 2012 at 7:26Appena puoi passa da me, ci sono dei premi che ti aspettano…un abbraccio SILVIA
valentina
27 Maggio 2012 at 10:12Giovanna sono bellissime!!!! ma quanto sei brava!!!!!